10/07/2013

Top down o bottom up?

L’importante è comprenderne I meccanismi, le conseguenze e comunicarle correttamente

Le tecniche di gestione di portafoglio sviluppate ed applicate negli ultimi anni sono innumerevoli e si sono moltiplicate di pari passo con l’evoluzione di prodotti sempre più vari e complessi.
In un panorama vasto e variegato come questo rimane valida la distinzione fondamentale, particolarmente valida quando si parla di risparmio gestito, tra approccio Top Down e Bottom Up.

Le tecniche Top Down, intuitivamente, partono dal generale per giungere al particolare, seguendo una gerarchia che antepone la scelta delle macro asset class per giungere progressivamente, a quella dei singoli titoli ed al timing di realizzazione delle strategie. A titolo di esempio, una politica di gestione tipica in questo ambito impone un meccanismo decisionale come il seguente:
1.Definizione dell’asset allocation generale di lungo periodo tra macro asset class
2.Attribuzione dei pesi alle singole aree geografiche o ai settori all’interno dell’asset allocation
3.Implementazione delle strategie operative sui singoli titoli nel rispetto dell’allocazione definita nelle fasi precedenti
I fondi si prestano particolarmente bene all’utilizzo di queste tecniche da parte di consulenti, promotori e singoli investitori, i quali possono concentrarsi sui primi livelli decisionali delegando ai gestori quelle più a valle che implicano una conoscenza specifica dei singoli mercati.

All’opposto si sviluppano le metodologie definite bottom-up, che si basano invece sulle strategie studiate sui singoli titoli o mercati e dalla realizzazione delle quali emerge l’asset allocation globale. Quest’ultima, che si desume da analisi ex post, non è frutto di scelte dirette ma è la conseguenza di singole strategie potenzialmente indipendenti tra loro. Per rimanere nel mondo dei fondi, ad esempio, esistono modelli quantitativi trend-following che generano segnali di forza e debolezza sui singoli prodotti realizzando forme di asset allocation dinamica abbastanza diffusi tra gli investitori e gli operatori più orientati al “trading”.

La distinzione brevemente illustrata non è necessariamente così tassativa e spesso, nella pratica, sono proposti modelli misti che, in una cornice strategica Top-down inseriscono tecniche bottom-up per seguire più da vicino le dinamiche di mercato.
Come sempre l’importante è comprendere bene il significato dell’approccio adottato e le conseguenze che esso implica. Nel caso dei professionisti, naturalmente, saperli comunicare ha pari importanza.